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Diritti riproduttivi LGBTQI+: la Spagna, molto più avanti dell’Europa

Forse vi sorprenderà, ma nonostante l’Europa sia considerata un esempio nel riconoscimento dei diritti umani, in un certo numero di paesi europei ci sono ancora molte barriere legali all’accesso alla riproduzione assistita per le donne single e le coppie di donne, per non parlare delle persone trans e intersessuali.

In Francia, per esempio, una legge è stata approvata nel Parlamento solo recentemente dopo un lungo dibattito per permettere la riproduzione assistita alle donne senza un partner maschile. Non era neanche possibile congelare i propri ovuli per posticipare la gravidanza per motivi sociali, cosa che ora la nuova legge permette. In Germania, se sei una donna single o sei in coppia con una donna puoi fare un trattamento con donazione di seme, ma non puoi fare un trattamento di donazione di ovociti o di embrioni. E se sei transgender non ci sono opzioni, perché non ci sono leggi che regolino l’accesso alla riproduzione assistita per le persone trans.

Inoltre, anche se nel Regno Unito i trattamenti di riproduzione assistita sono disponibili sia per le coppie femminili che per le donne single, il fatto che, in seguito a un cambiamento nella legislazione, i bambini nati da ovuli o sperma donati possano conoscere l’identità dei loro genitori biologici ha portato a una significativa diminuzione dei donatori e delle donazioni. E in Italia, le donne single o le coppie di donne non possono per legge sottoporsi alla fecondazione in vitro né all’inseminazione artificiale.

Come potete vedere, le prospettive non sono molto incoraggianti, e la diversità giuridica in Europa ha incoraggiato molte donne europee a viaggiare ad altri paesi per realizzare il loro desiderio di diventare madri. Tra le sue principali destinazioni c’è la Spagna. Il motivo è che il nostro quadro giuridico è molto più permissivo, dato che è già da 15 anni che permette l’accesso a tutti i trattamenti di riproduzione assistita alle donne single e le coppie femminili, poiché l’attuale legge sulla riproduzione assistita è entrata in vigore nel 2006. Inoltre, la donazione di seme, ovuli ed embrioni nel nostro paese è completamente anonima, il che facilita le donazioni. D’altra parte, il fatto che la Spagna sia uno dei paesi europei che realizza il maggior numero di cicli di riproduzione assistita ci ha permesso di avere professionisti altamente qualificati, centri consolidati con grande esperienza e ottime percentuali di successo.

Infatti, a Dexeus Mujer più del 20% dei 3000 trattamenti di riproduzione assistita che realizziamo ogni anno vengono eseguiti su pazienti straniere, soprattutto pazienti dalla Francia e dall’Italia, anche se le pazienti provengono anche da paesi vicini come Andorra e Portogallo, così come dal Regno Unito, Belgio, Germania, Olanda, Lussemburgo, Monaco, la Svizzera e persino dagli Stati Uniti.

Ora, grazie alla nuova proposta di legge trans che il Ministero dell’Uguaglianza spagnolo ha lanciato, le donne single e le copie di donne potranno accedere anche nel nostro paese alla riproduzione assistita attraverso il sistema sanitario pubblico, un diritto a cui era stato posto il veto dal 2014, e si prevede di estendere questo diritto alle persone trans con capacità di portare avanti una gravidanza. La nuova proposta riconosce anche il diritto alla filiazione di figli di coppie femminili, anche se non sono sposate.

Questa è senza dubbio una buona notizia, anche se attualmente le liste di attesa nel sistema sanitario pubblico per l’accesso alla riproduzione assistita sono molto lunghe e il limite di età – meno di 40 anni per le donne e meno di 55 per gli uomini – così come altre restrizioni, come il fatto che il numero di trattamenti che si possono eseguire è limitato, riducono le possibilità.

Una questione in sospeso è quella della maternità surrogata. In Spagna, l’attuale legge riproduttiva considera nullo qualsiasi contratto di questo tipo, il che impedisce alle donne mancate di utero o con altre indicazioni mediche e agli uomini – coppie maschili e uomini senza partner – di accedere alla paternità attraverso questa pratica. Ma la legge attuale non lo proibisce né lo sanziona; quindi, è possibile per un cittadino spagnolo avere un figlio con questo metodo in un altro paese dove è regolamentato. Attualmente è permesso in Canada, negli Stati Uniti (anche se non in tutti gli stati), in Thailandia, Georgia, India, Ucraina e Grecia. Israele ha recentemente annunciato che da metà gennaio di quest’anno, gli omosessuali, i transessuali e i single potranno anche loro accedere a questa tipologia di trattamento. In Spagna, il dibattito sulla sua regolamentazione è in corso. Ma in ogni caso, è una realtà che deve essere affrontata, dato che molti spagnoli si hanno viaggiato ad altri paesi per diventare genitori attraverso questa opzione.

Una delle principali preoccupazioni nei casi di maternità surrogata è quella di registrare il bambino come cittadino spagnolo. A questo proposito, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha stabilito chiaramente che gli stati europei devono riconoscere l’identità del bambino e stabilire meccanismi di registrazione del bambino che siano rapidi.

In ogni caso, la richiesta di accesso ai trattamenti di riproduzione assistita è in aumento, per cui nei prossimi anni è possibile che sempre più paesi adattino la loro legislazione alle necessità della società e rendano queste tecniche più accessibili a tutte le persone, indipendentemente dal loro genere e orientamento sessuale.

Speriamo che abbiate trovato utile questo post, e se avete delle domande, non esitare a lasciarci un commento!