Probabilmente avrai sentito parlare degli interferenti endocrini. Si tratta di un gruppo di sostanze chimiche capaci di imitare l’azione dei nostri ormoni naturali.[O1] Gli interferenti endocrini possono anche bloccare i recettori ormonali delle cellule. Di conseguenza, se entrano in contatto con il nostro organismo, possono interferire con l’azione del sistema endocrino e influenzare alcune funzioni corporee regolate dagli ormoni, come la crescita, lo sviluppo, il metabolismo e la riproduzione.[O2]
In ogni caso, non è il caso di allarmarsi, perché in generale il loro impatto è molto basso. Tuttavia, da anni gli esperti avvertono che il numero di tossici ambientali è in costante aumento. L’Ufficio Europeo dell’Ambiente (EEB in inglese) stima che nell’Unione Europea vengano utilizzati circa 200.000 sostanze chimiche. Ovviamente, non tutte agiscono come interferenti endocrini, ma si stima che più di mille possano avere questa capacità e alcune sono presenti nel nostro ambiente, in alcuni utensili e in alcuni contenitori che usiamo quotidianamente e persino nel cibo che consumiamo.
Fino a che punto gli interferenti endocrini rappresentano un rischio e cosa possiamo fare per ridurre l’esposizione? E, in caso di gravidanza o di trattamento di riproduzione, bisogna prendere maggiori precauzioni? La Dott.ssa Anelice Popescu, specialista in endocrinologia ginecologica, e la Dott.ssa Marina Solsona, esperta in riproduzione assistita presso il nostro centro, chiariscono alcuni dubbi su questo argomento.
Come entrano in contatto con il nostro corpo? Gli interferenti endocrini possono penetrare nell’organismo tramite la pelle, l’aria che respiriamo, le bevande e gli alimenti che consumiamo.
È vero che siamo esposti quotidianamente a parecchie sostanze tossiche? Sì, ma la maggior parte della popolazione è esposta a dosi basse o molto basse.
Come influiscono gli interferenti endocrini sulla nostra salute generale? In realtà, non si conoscono ancora abbastanza gli effetti di tutte queste esposizioni agli interferenti endocrini né come possano influire sulla nostra salute. Diversi studi epidemiologici hanno suggerito che potrebbero essere responsabili di alcuni disturbi rilevati negli ultimi anni, come la diminuzione del numero di spermatozoi o l’aumento di alcuni tipi di tumori sensibili agli ormoni, secondo l’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA in inglese). Nell’ambiente naturale, sono stati osservati effetti che potrebbero essere correlati ad alterazioni endocrine in pesci, crostacei, anfibi, uccelli e mammiferi. In alcune specie, l’alterazione della riproduzione ha provocato un calo della popolazione.
E come influiscono sul sistema riproduttivo? Anche se, come già detto, non si conoscono ancora abbastanza gli effetti degli interferenti endocrini, l’esposizione continua ad alcune di queste sostanze chimiche è stata associata a una diminuzione della qualità, della motilità e della vitalità degli spermatozoi, a problemi di infertilità o addirittura a un maggiore rischio di aborto.
Esistono gruppi di popolazione più vulnerabili? Queste sostanze possono attraversare la placenta ed essere presenti nel latte materno, quindi i feti e i neonati allattati possono essere esposti agli interferenti endocrini. Si tratta di fasi cruciali dello sviluppo, dunque è consigliabile prendere ulteriori precauzioni. Si raccomanda quindi di evitare il consumo di pesci grassi di grandi dimensioni durante la gravidanza, come il salmone o il pesce spada, e di non includerli nella dieta infantile, poiché tendono ad accumulare una maggiore quantità di metalli pesanti. Da qualche anno, inoltre, l’UE ha vietato l’uso del bisfenolo A nei biberon.
Cosa possiamo fare per ridurre, per quanto possibile, l’esposizione agli interferenti endocrini? La salute generale dipende da molteplici fattori. Dobbiamo mantenere uno stile di vita sano, curare la nostra alimentazione ed evitare il più possibile l’esposizione a sostanze tossiche. Nella vita quotidiana è necessario ridurre
il consumo di cibi processati e conserve, moderare il consumo di prodotti di origine animale, mangiare frutta e verdura biologiche e lavarle accuratamente prima del consumo. Consigliamo anche arieggiare bene gli spazi interni ed eliminare la polvere, evitare di riscaldare il cibo in contenitori di plastica e sostituirli con quelli di vetro o ceramica, utilizzare bottiglie di vetro o acciaio inossidabile, nonché padelle e pentole in ceramica, ghisa o acciaio inossidabile che non abbiano rivestimenti antiaderenti. Inoltre, è consigliabile utilizzare cosmetici privi di parabeni, benzofenoni, triclosano e ftalati. Sebbene ci sia ancora strada da fare per migliorare la regolamentazione, l’UE ha avviato diverse misure per ampliare le informazioni su tutti questi prodotti e anche per ridurne l’uso. Alla fine del post riportiamo alcuni link interessanti
Quali sono gli interferenti endocrini più noti e dove si trovano?
Metalli pesanti (mercurio, piombo, cadmio, ecc.): si trovano nell’ambiente e si accumulano in pesci predatori come il tonno, il pesce spada, lo squalo, i molluschi e i crostacei.
Pesticidi (come erbicidi e insetticidi): sono presenti in prodotti agricoli e nell’ecosistema.
Bisfenolo A (BPA): si trova nel rivestimento delle lattine che contengono prodotti alimentari e bevande, nelle bottiglie e nei contenitori di plastica.
Parabeni: sono presenti in numerosi prodotti cosmetici di uso quotidiano.
Triclosano: è utilizzato in prodotti per l’igiene come antisettici, gel idroalcolici o deodoranti.
Benzofenoni: sono utilizzati come filtro UV in molte creme solari e alcuni prodotti cosmetici.
Ftalati: sono usati come plastificanti o per dare flessibilità alle materie plastiche. Sono presenti in prodotti cosmetici, profumi, vernici e contenitori di plastica.
Perfluorurati (PFAS): sono repellenti all’acqua e all’olio, resistenti a temperature estreme. Si trovano in materiali per imballare cibi, in padelle e pentole antiaderenti, in prodotti per la pulizia e persino in cannucce di carta e bambù presumibilmente biodegradabili.
Ritardanti di fiamma: sono sostanze aggiunte nella fabbricazione di mobili, plastiche, tessuti ed elettronica per renderli meno infiammabili. Possono migrare nell’ambiente e accumularsi nella polvere e nell’aria degli spazi interni.
Fonte: ISGlobal
Ulteriori informazioni:
European Chemicals Agency (ECHA)
EU’s chemicals strategy for sustainability
European Pact for the future
Institut de Salud Global (SGlobal)